ll progetto Rafedìn nasce il 24 febbraio da un’idea di don Mario Cornioli e della stilista italiana Rosaria Mininno: all’interno della casa delle suore salesiane a Jabal al-Weibdeh in Amman, era disponibile un ampio spazio con 3 vecchie Singer a pedale in attesa di qualcuno che potesse ritornare a cucire tessuti e fili di speranza.
Le ragazze erano una ventina, nessuna di loro aveva mai tenuto in mano ago e filo. Eppure nell’arco di qualche mese hanno realizzato una collezione di abiti presentati per la prima volta in Italia a Cerignola (FG) con una sfilata di moda.
Da subito il progetto attira l’attenzione di stampa e tv.
A giugno Noursat Jordan, TV cristiana giordana, visita il laboratorio e gira una video-intervista trasmessa in onda in tutto il Medio-Oriente.
A luglio, l'ambasciata irachena ad Amman ospita una minisfilata delle ragazze.
A ottobre, il progetto riceve la visita di S.E. Card Sandri, Prefetto della Congregazione delle Chiese Orientali del Vaticano e di Mons. Nunzio Galantino, allora segretario della Conferenza Episcopale Italiana
Rafedìn prosegue le sue attività in una nuova location, presso la struttura della Custodia di Terrasanta a Jabal Webdeh, grazie anche al sostegno dei molti amici che visitano l'atelier.
Le ragazze proseguono nell'apprendimento non solo del cucito (una sarta giordana si aggiunge al team), ma anche della lingua inglese.
Alcune ragazze iniziano a partire, altre arrivano, ma Rafedìn continua la sua missione di accoglienza e di formazione.
Si unisce al team anche la fashion designer Antonella Mazzoni che metterà a disposizione la sua pluriennale esperienza nel campo della moda.
Le ragazze, beneficiarie del progetto, sfilano indossando i capi da loro creati in una sfilata presso Mar Yousef a cui partecipano tante persone della comunità locale e internazionale, autorità religiose e non.
TV2000 gira “Made by Iraqi girls, un documentario che racconta, con cura e delicatezza, il dramma vissuto dalla ragazze di Rafedìn che, cacciate dalla loro terra, devono reinventarsi una vita in Giordania in attesa di ripartire per Australia, Canada e Stati Uniti.
Il laboratorio si trasferisce ancora: per un periodo presso le strutture della Cattedrale Melchita di Amman, poi finalmente si avvera il sogno di avere un proprio laboratorio.
Grazie al sostegno della CEI (Conferenza Episcopale Italiana) attraverso i fondi dell’8x1000 e la collaborazione con l’associazione ATS Pro Terra Sancta, Rafedīn inaugura il proprio laboratorio presso la Parrocchia di Mar Yousef a Jabal Amman. Un bellissimo spazio pieno di luce e di vita che ha accolto un nuovo gruppo di ragazze per un nuovi corsi di formazione.
Grazie al contributo della CEI (Conferenza Episcopale Italiana) con il progetto Orien-taly prende il via un nuovo corso di formazione sulla lavorazione del cuoio con l’acquisto di macchinari specifici per questo uso. Il trainer giordano Loay Khaled ha ideato i primi modelli e ha trasmesso il suo sapere a un gruppo iniziale di ragzze che sono poi divenute formatrici a loro volta, così ora Rafedìn ha affiancato alla produzione tessile anche quella di pelletteria.
Inizia la collaborazione con l'Ambasciata francese in Amman che decide di sostenere il progetto. Grazie al loro contributo si acquistano nuove macchine da cucire e nuovi tessuti e viene assunto Mohsen, sarto professionista locale. Grazie a lui vengono perfezionati tutti i cartamodelli e le ragazze coinvolte nel progetto, oltre 20, acquisiscono nuove skills apprendendo le tecniche più complesse di taglio e cucito.
L'arrivo del Covid fa chiudere il laboratorio per alcuni mesi. Le ragazze si dimostrano resilienti. Grazie a un finanziamento di UNICEF Jordan alcune di loro ricevono delle macchine da cucire con lo scopo di realizzare, da casa, delle mascherine anti-covid da distribuire alle comunità più vulnerabili in Giordania.
L’Ambasciata francese di Amman continua a supportare il progetto: le 20 ragazze, affiancate dal sarto Mohsen, hanno ampliato la collezione di prodotti per la casa, accessori e capi d’abbigliamento, quali camicie, pantaloni classici, cappotti. La colleziona si amplia, inoltre, in vista dei mercatini di Natale: vengono infatti realizzati cuscini, tovaglie, grembiuli, coperte e persino mascherine anti-covid natalizie!
Grazie al terzo anno di finanziamento dell’Ambasciata francese, vengono implementati nuovi corsi di formazione per rendere il progetto autosostenibile.
Le ragazze seguono lezioni per perfezionare le tecniche di sartoria, sviluppare le proprie soft skill, acquisire nozioni di marketing e comunicazione i corsi si svolgono in modo partecipativo, facendo partecipare le 10 ragazze coinvolte nei processi decisionali e dando loro maggiori responsabilità: alcune di loro gestiscono ora autonomamente le pagine social Facebook e Instagram di Rafedìn.
Le attività di Rafedìn sono sempre più apprezzate dalla comunità internazionale e locale di Amman: i prodotti vengono ospitati in alcuni virtual bazar, oltre a essere sempre disponibili nell’Atelier.
Momo, il sarto che così tanto ha creato e dato alle ragazze viene a mancare improvvisamente, lasciando un grande vuoto. Fortunatamente il progetto può contare sulla disponibilità di Rosaria che si trasferisce ad Amman per seguire nuovamente le attività dell’Atelier e sviluppare nuove collezioni.
L’idea è di riuscire a rendere le ragazze imprenditrici del loro futuro, puntando allo sviluppo delle loro competenze manageriali e garantire la sostenibilità di Rafedìn.